lunedì 30 giugno 2014

Ho perso le parole, di Luciano Ligabue




Questa canzone uscì nel 1998 ed era il tema portante della colonna sonora di RADIOFRECCIA, il primo film da regista di Luciano Ligabue.
Ovviamente il testo si riferisce proprio alla storia del film, anche se non sempre in modo del tutto comprensibile: anzi, oserei dire che oltre al ritornello, di riferimenti non ve ne sono altri. Il video della canzone invece è tutto costruito con scene del film; particolarmente significativa quella del finale, dove lo sguardo di Ligabue si incrocia con quello di Freccia (interpretato da Stefano Accorsi), il protagonista del film, nella sua ultima notte prima di morire.
Più che altro, da come l’ho sempre interpretata io, è una canzone che invita a credere nei propri sogni e nelle proprie aspirazioni, anche amorose dato che la prima parte della canzone fa riferimento a una nebulosa storia d’amore in cui al protagonista e alla sua fiamma non servono parole per capirsi.
Se RADIOFRECCIA è indubbiamente il mio film del cuore (assieme ad altri), HO PERSO LE PAROLE è una delle mie canzoni del cuore per vari motivi: per il film, per i ricordi di quel periodo, perché Ligabue è uno dei miei cantanti preferiti e questa è una delle sue canzoni più belle…insomma, per tanti motivi che potrei sviscerare per pagine e pagine….

Ho perso le parole
eppure ce le avevo qua un attimo fa,
dovevo dire cose
cose che sai,
che ti dovevo
che ti dovrei.
Ho perso le parole
può darsi che abbia perso solo le mie bugie,
si son nascoste bene
forse però,
semplicemente
non eran mie.

Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.

Ho perso le parole
e vorrei che ti bastasse solo quello che ho,
io mi farò capire
anche da te,
se ascolti ben se ascolti un po'.
Sei bella che fai male
sei bella che si balla solo come vuoi tu
non servono parole
so che lo sai
le mie parole non servon più.

Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me,
io so che dovrei dire
cose che SAI,
che ti dovevo, che ti dovrei.
Ma ho perso le parole
VORREI CHE MI bastasse solo quello che ho,
mi posso far capire
anche da te,
se ascolti bene
se ascolti un po'.

Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.
Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero

venerdì 27 giugno 2014

La perdita della musica

C'’è stato un tempo lontano, quando ero piccola, in cui mia mamma non era come adesso.
E c’è stato un tempo ancora più lontano, anni e anni prima che nascessi, in cui mia mamma assolutamente non era come adesso; probabilmente in quel tempo nemmeno lei (come del resto è successo a me) avrebbe mai pensato di diventare come è diventata, e se glielo avessero detto avrebbe riso in faccia e detto “è impossibile!”.
In quest’ultima parte mi riferisco ovviamente a mia madre durante la sua gioventù, bellissima, vissuta negli anni ‘60/’70 (è del 1947).
Uno dei ricordi più belli che ho riguardo a mia mamma sono proprio tutti i suoi innumerevoli racconti con cui praticamente mi ha raccontato tutto (o quasi, credo) della sua gioventù: racconti dettagliatissimi, con rasi riportare e gesti imitati,di lei, delle mie zie, dei miei nonni, dei miei cugini da piccoli, dei suoi parenti, dei suoi amici, vicini di casa, colleghi di lavoro e di chiunque abbia condiviso con lei quegli anni.
Forse un’altra volta ne parlerò più dettagliatamente, fatto sta che una (l’unica) che ho trovato in comune tra la madre degli anni ’60 e la figlia degli anni ’90 era la presenza della musica nella nostra vita; mia mamma conserva ancora il vecchio registratore Geloso che funziona ancora perfettamente (ed è del 1962!) e i suoi vecchi dischi.
E ultimamente riflettevo su un’altra cosa che ci accomuna, a mio avviso: quella che io chiamo “perdita della musica”.
Eh si; perché come ho detto quando ero piccola mia mamma non era così. Ascoltava molta musica vecchia, ma anche moderna (dell’epoca), fino alla fine degli anni ’80; avevamo sempre la radio accesa, era aggiornata sulle hit parade e conosceva i cantanti. Poi, basta. Certo, ascolta sempre le canzoni vecchie, ma non si è più aggornata.E tutto è coinciso col periodo in cui tutto ha cominciato ad andare male, anche per lei.
A me, sua figlia, è successo lo stesso: fino al 2002 seguivo le hit parade, ascoltavo la radio, ero aggiornata insomma con le canzoni recenti; poi più nulla, se non qualche sporadico esempio ogni tanto. Ascolto anche io musica vecchia, ma di quella più recente non so nulla. E tutto per me va male.
Non so come spiegarlo, ma io vedo una correlazione in tutto ciò….è come se perdendo interesse per la musica, avessimo perso interesse per la vita. 

Questo post  è dedicato in fondo anche a lei,come a tutte le persone che hanno perso la loro musica, con l'augurio che prima o poi possano ritrovarla...



Ho scelto questa canzone perchè è una delle preferite di mia mamma, e una delle miepreferite quando ero piccola, a volte la cantavamo insieme...per ricordare che c'èstato un tempo in cui ci volevamo bene...

mercoledì 25 giugno 2014

Il bandito e il campione, di Francesco De Gregori

Da oggi inauguro una nuova "rubrica" su questo blog dove parlerò  ogni tanto dei miei gusti musicali e delle mie canzoni preferite.
Inizio oggi da questa famosa canzone di De Gregori:







ho amato questa canzone fin dalla prima volta che l’ho sentita (estate 1993), dato che mi piacciono molto le canzoni che raccontano storie, come succedeva con le vecchie ballate popolari (e lo stile della canzone si rifà proprio a queste ultime). E’ a mio avviso una di quelle canzoni che ti invoglia ad ascoltarla fino alla fine, proprio come fosse un racconto. Mi è piaciuto molto anche il video, con i due ragazzi in bicicletta in un paesaggio di campagna spensierato, come non credo oggi se ne vedano molti.
La parte che preferisco è il ritornello, che ogni volta mi fa venire voglia di cantarlo a squarciagola: "Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno ti segue su quello stradone; vai Girardengo non si vede più Sante,è sempre più lontano, è sempre più distante...."; queste parole rendono perfettamente la distanza metaforica- e non solo fisica quindi- tra le strade della vita prese dai due ciclisti, nettamente opposte (uno famoso ciclista, l'altro bandito e ricercato).
La canzone è ispirata a una storia vera: quella del famoso campione di ciclismo Costante Girardengo e di Sante Pollastri, che invece fu un noto bandito di quegli anni (primo dopo guerra). I due provenivano dallo stesso paese (in provincia di Novi Ligure) anche se pare che nella realtà non fossero amici ma semplici compaesani.
Inutile dire che anche questa canzone mi ha ispirato per varie fanfiction mentali, molto tempo prima che nel 2010 il regista Lodovico Gasparini  realizzasse la bellissima fiction LA LEGGENDA DEL BANDITO E DEL CAMPIONE, con protagonisti Beppe Fiorello nel ruolo di Sante Pollastri e  Simone Gandolfo nel ruolo di Costante Girardengo.

Due ragazzi del borgo cresciuti troppo in fretta
un'unica passione per la bicicletta
un incrocio di destini in una strana storia
di cui nei giorni nostri si è persa la memoria
una storia d'altri tempi, di prima del motore
quando si correva per rabbia o per amore
ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce
e chi sarà il campione già si capisce
Vai Girardengo, vai grande campione
nessuno ti segue su quello stradone
Vai Girardengo, non si vede più Sante
è dietro a quella curva, è sempre più distante.
E dietro alla curva del tempo che vola 
c'è Sante in bicicletta e in mano ha una pistola
se di notte è inseguito spara e centra ogni fanale
Sante il bandito ha una mira eccezionale
e lo sanno le banche e lo sa la questura
Sante il bandito mette proprio paura
e non servono le taglie e non basta il coraggio
Sante il bandito ha troppo vantaggio.
Fu antica miseria o un torto subito
a fare del ragazzo un feroce bandito
ma al proprio destino nessuno gli sfugge
cercavi giustizia ma trovasti la Legge.
Ma un bravo poliziotto che sa fare il mio mestiere
sa che ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere
e ti fece cadere la tua grande passione
di aspettare l'arrivo dell'amico campione
quel traguardo volante ti vide in manette
brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri il tuo Giro è finito
e già si racconta che qualcuno ha tradito.
Vai Girardengo, vai grande campione
nessuno ti segue su quello stradone
Vai Girardengo, non si vede più Sante
è sempre più lontano, è sempre più distante
sempre più lontano, sempre più distante…
Vai Girardengo, non si vede più Sante
Sempre più lontano, sempre più distante...

lunedì 23 giugno 2014

Io & i Beatles- parte I




Il primo post non può che essere dedicato al   mio grande amore che  dura da una ventina di anni,senza un benché minimo accenno di crisi o delusione: i  BEATLES!!!!Un gruppo che ha fatto la storia della musica con melodie splendide e suoni e stili innovativi e che sicuramente non ha bisogno di presentazioni.
In un certo senso i Beatles hanno sempre fatto parte della mia vita: da piccola adoravo la canzone “obladì obladà” in una cover anni ’80 (molto carina tra l’altro), ma ovviamnte non sapevo nulla dell’orginale e dei suoi interpreti.
Ma il vero amore è scoppiato quando ero alle medie: galeotto fu il fatto che il nostro professore di musica quando ci faceva suonare il flauto alternava brani classici a canzoni di muisca leggera, e in tre occasioni ci diede da suonare tre canzoni dei Beatles: “Yesterday”, “Michelle” e “Yellow submarine”. La prima la conoscevo bene, per quanto riguarda la seconda scoprii che mia mamma aveva un disco e quindi lo cercai per ascoltarla e sapere cosa suonavo…e da allora mi sono talmente appassionata che pian piano cominciai a cercare tutto quello che riguardava i Beatles (con fatica..a quell’epoca non c’era internet, e i miei genitori devono essere stati gli uncii che hanno vissuto negli anni ’60 a cui non piacevano i Beatles- anche se a mia mamma piacevano tre canzoni-), in quel periodo feci la cresima e con una parte dei soldi regalatimi dai parenti comprai una cassetta; e così fu Vero Amore.
In pochi mesi mi feci una cultura Beatlesiana di non poco conto (mia mamma come regalo per l’esame di terza media mi fece un libro intitolato I BEATLES 1962-1970: TUTTI I TESTI, e inoltre pur non amando il gruppo mi raccontò quello che sapeva, ovviamente non poco, considerato che lei quell’epoca l’aveva vissuta in pieno).
Grazie a tutto ciò, in prima superiore realizzai una delle mie prime opere scritte, ovvero la biografia dei Beatles intitolata THE BEATLES- THE STORY (non originalissimo, è vero, ma avevo solo 14 anni e se pensate che in commcercio esistono libri con un titolo simile che costano dieci euro e che sicuramente non sono realizzati da una 14enne….),dove anno per anno raccontai la storia del mio gruppo preferito. I capitoli erano dieci, divisi appunto per anni, e ogni anno cominciava con una canzone Beatlesiana di quell’anno.
Ricordandola a posteriori devo dire niente male, anzi ho un ricordo piuttosto lusinghiero del mio lavoro; eh si, perché purtroppo della mia prima opera lunga, oggi rimane solo il ricordo.
Qualche anno dopo, presa da uno di quegli accessi in stile  “ora sono grande, sono cresciuta, non ho più tempo per queste cose!” che saranno capitati a tutti, ho buttato via molte cose, tra le quali proprio questo quderno.
Maledetto accesso che gà a dieci anni mi fece buttare via la mia bellissima bambola di Candy e quella di Heidi, accesso che appena sparito subito ci si pente ma ormai è troppo tardi….
Comunque, tornando in temada allora la mia passione  non è mai venuta meno…la mia scoperta è stata ovviamente graduale e da autodidatta e devo dire che ho passato tutta la mia adolescenza informandomi continuamente sulla loro storia, al punto che ora posso dire che per me i Fab Four non hanno più segreti. Ovviamente ho ascoltato quasi tutte le loro canzoni, che mi hanno fatto compagnia,mi hanno risollevato il morale,hanno fatto da colonna sonora a tanti momenti, anche se non proprio memorabili;grazie a loro ho scoperto un mondo di emozioni fino ad allora sconosciute, e che ovviamente faranno parte di me per sempre.
Tra le loro canzoni, ne ho tantissime preferite, e non potrei certo fare una classifica, ne citerò solo alcune: HEY JUDE,SHE LOVES YOU, PENNY LANE,GIRL,DRIVE MY CAR,YESTERDAY,OBLADI’ OBLADA’,SHE’S LEAVING HOME,A HARD DAY’S NIGHT,SOMETHING…e mi femro qui sennò consumo tutto lo spazio.
Sono stata così meticolosa e determinata che sono persino riuscita a vedere (in inglese e su una vecchissima cassetta) “A hard day’s night”, il primo dei cinque film che i Beatles girarono nella loro carriera, nello stile “musicarello” (ovvero film interpretati da cantanti famosi con colonna sonora delle loro canzoni” che spopolò anche in Italia.
Purtroppo oggi la versione italiana dei film dei Beatles sono quasi  introvabili, anche se qualche anno fa un cinema di Brescia aveva in programma proprio TUTTI PER UNO (titolo italiano di questo film), che poi all’ultimo momento venne cancellata per non so che motivo (ma che iella!).
La trama è questa: i Beatles devono andare da Liverpool a Londra per partecipar a un programma televisivo, e portano con loro anche il nonno di Paul McCartney per farlo svagare, in quanto depresso per non ricordo più che motivo; ma quello che sembra un tranquillo vecchietto ne combinerà di tutti i colori, mettendo a repentaglio la carriera del gruppo…
Come vedete una trama molto semplice e a tratti anche banale (proprio come il film con Gianni Morandi, Rita Pavone, Little Tony & C.) ma in uno stile che oggi viene molto rimpianto per la sua mancanza di volgarità e la sua spensieratezza  e ottimismo, tipi i di un’epoca che non tornerà più.
Ho seguito anche le carriere dei Beatles dopo la loro separazione, mi sono piaciute anche se devo dire che non mi hanno interessato più di tanto, li ho sempre preferiti insieme.Ero troppo piccola per ricordare quando fu ucciso John Lennon, ma non mi vergogno a  dire che nel 2001, quando morì George Harrison dopo una lunga malattia, sono stata così triste che ho pianto.
Tra l’altro Brescia è la città dove risiede l’unico fans club ufficiale italiano dei Beatles, fondato da Rolando Giambelli,  approvato dagli (allora)  tre componenti superstiti e da Yoko Ono, la vedova di John Lennon. Grazie a ciò non solo abbiamo un mini museo dei Beatles, ma ci sono spesso iniziative di stampo Beatlesiano come il Beatles Day, una giornata all’anno in cui suonano gruppi e vengono esposte memorabilia provenienti da tutto il mondo. E grazie al quale son riuscita ad acquistare la modico prezzo di 50 euro una copia orginale di "Revolver" in ottime condizioni!

Grazie Beatles per tutto quello che ci avete dato e ancora ci darete!

Inizio...

...l'ennesimo blog! 
 Come da tempo meditavo ho deciso di chiudere definitivamente il mio blog diario e di lasciare solo quelli sul cinema, sui libri e ora questo nuovo sulla musica, la mia musica.
Voglio che le persone mi conoscano per quello che di bello posso dare e non sempre e solo come la persona infelice che sono.
qui voglio raccogliere canzoni e musiche che hanno  accompagnato in qualche modo la mia vita, con ricordi importanti o stupidini ma piacevoli, con canzoni che amo o semplicmente che in un dato momento mi frullano per la testa.

La musica e i suoi artisti sono parte della vita di tutti noi, in vari modi e per qualcuno di più, epr qualcuno di meno...quindi, questa è la mia musica.

Benvenuto a chiunque oserà avventurarsi fra queste pagine virtuali!


P.S:se qualcuno mi può aiutare con le impostazioni di blogger che non si correggono....